Pensare ad Andy Warhol  è pensare alla Pop Art, di cui è stato uno dei più grandi rappresentanti. Nessuno meglio di lui ha saputo interpretare le contraddizioni della società americana attraverso i suoi miti e i prodotti della cultura di massa. Artista a tutto tondo – pittore, scultore, regista, attore, … – ha fatto degli oggetti e marchi di uso quotidiano, delle star del cinema, della politica e della cultura il suo marchio di fabbrica.

La serialità delle sue produzioni sono un’icona indiscussa dell’arte contemporanea, e le sue celebri tavole sono state esposte in tutti i più grandi musei del mondo. Difficile concentrare in poche righe l’enorme varietà della sua produzione, ma questo genio dell’uso della massificazione e della ripetitività dell’arte ci ha lasciato un patrimonio di valore inestimabile, il cui valore di mercato è inferiore solo a Picasso. Proprio lo stesso mercato che lo ha criticato e idolatrato è al centro di molte sue opere, e attraverso un uso ossessivo e compulsivo del colore, e l’apparente banalità degli oggetti quotidiani, Warhol l’ha portato a interrogarsi sulla democratizzazione dell’arte.

Le opere realizzate dall’artista con la serigrafia sono filtrate da una patina estetizzante che lascia trasparire tratti inconsueti, conferendo eguale dignità a miti, fumetti, fiori e animali, bottiglie di coca-cola e lattine di zuppa, ma sono anche un omaggio a grandi artisti del passato come Leonardo da Vinci, Paolo Uccello e Piero della Francesca.
Un capitolo intero della vita di Warhol è occupato dalla Factory, leggendaria location dove gravitavano artisti di vario genere rispecchiandosi nel loro mecenate e scambiandosi vicendevolmente idee libere e anticonformiste, uno “spazio ideologico” di prolifico e trasgressivo fermento che ha segnato un’epoca fondamentale per l’arte e che diede il via a tutta una generazione di nuovi artisti.
L’azione apparentemente banale è per Warhol un’azione importante, e deve provocare una riflessione nel fruitore, che è portato a interrogarsi. Colori forti e vivaci, immagini scioccanti come incidenti stradali e sedie elettriche, icone come Marilyn Monroe, Diana Spencer, Che Guevara o Mao Zedong oggi fanno tutti parte del nostro immaginario. Molti vip si sono fatti ritrarre nelle sue immagini seriali, e l’ordinarietà del quotidiano e del crescente consumismo in cui sono cresciute le generazioni del dopoguerra sembra non arrestarsi con le nuove generazioni, che si ritrovano nel suo messaggio e ne sono i nuovi estimatori.

La galleria Deodato Arte  raccoglie alcune delle opere più iconiche dell’artista, le Marilyn Monroe, le Campbell Soup, la celebre mucca colorata, i fiori blu congelati nella loro freschezza, l’amato e immortale Mickey Mouse – incarnando le ossessioni, i sogni e i fallimenti di un’America fuori controllo ma anche di un’intera società che inizia a interrogarsi sul valore delle cose, della democrazia e del ruolo dell’arte in tutto questo.

Pubblicato su Waterfront Costa Smeralda il 04/09/2019

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