In Cappadocia non si capita per caso, e per quanto ci si dedichi a scoprirla con metodo si ha sempre la sensazione di essersi persi qualcosa. Sì, perché al di là di ciò che i tour organizzati propongono, una delle emozioni più forti che si possono provare è proprio quel senso di disorientamento e di vertigine da cui si viene colti immergendosi nei suoi panorami lunari e fiabeschi. Una vertigine che si può provare anche fisicamente lasciandosi trasportare in alto da una mongolfiera, per ammirare da una posizione privilegiata una foresta pietrificata di pinnacoli, guglie e calanchi, che compongono un mosaico geologico di rara varietà e bellezza. Ma la vertigine si può provare anche scendendo in una delle città sotterranee, come Kaymaki, Derinkuyu o Maziköi, inoltrandosi tra cunicoli e stanze in un labirinto di scale e stretti vicoli che fra stalle, chiese e cucine possono raggiungere i 45 metri sotto terra.

Un senso di piacevole intimità permea ognuno dei luoghi che si incontra, e la varietà di paesaggi hanno solo una cosa in comune, essere mozzafiato. La Cappadocia è un crogiuolo di bellezze naturali e archeologiche, un luogo magico e quasi cristallizzato che alterna forme morbide e colori delicati a coni di pietra vulcanica, grotte e chiese rupestri incastonate nelle rocce, con affreschi bizantini e memorie cristiane. Qui le eruzioni vulcaniche, il vento, l’acqua e la neve hanno plasmato uno scenario che sembra essere rimasto fermo ai tempi della creazione della Terra. E anche l’uomo ha lasciato le sue tracce, inserendosi in un contesto difficile e isolato ma di cui condivide l’unicità e la sacralità, abitandone gli anfratti, le grotte e i coni di pietra.

L’archeologia e la natura si fondono con un’armonia difficile da eguagliare, e ogni ora del giorno, ogni mese dell’anno, stagione dopo stagione, si rivelano sfumature di colori cangianti, forme ora sinuose e avvolgenti ora ripide e aguzze, in un susseguirsi continuo di valli, montagne e sculture naturali. Le valli d’estate si coprono di fiori ed erbe delicate e d’inverno la neve ricopre i famosi “camini delle fate” come zucchero a velo, evocando un’atmosfera da presepe che si può percepire, ad esempio, nelle suggestive grotte di Zelve, ora riparo per viandanti e animali. Da questa regione dell’Anatolia centrale sono passati Ittiti, Persiani, Romani, Bizantini, Ottomani e Turchi e attualmente il territorio comprende le città di Kayseri, Nevşehir, Ürgüp, Avanos, le valli di Zelve e Ihlara, i siti di Göreme, Uçhisar, Karain, Karlik, Yesiloz, Soganli e le città sotterranee.

Sebbene il modo migliore per raggiungere la Cappadocia sia via terra (dista circa 700 km. d’auto da Istanbul), potete raggiungerla dall’aeroporto di Nevşehir o di Kayseri. Come visitare valli e siti? In auto, a piedi, a cavallo, in mongolfiera e in bicicletta.

Göreme è un buon punto di partenza per iniziare il viaggio poiché la cittadella è ricca di chiesette affrescate e di formazioni geologiche spettacolari, e il suo museo a cielo aperto, il Göreme Milli Parki, è una sosta imprescindibile per capire la storia e l’evoluzione della cultura della regione, con i suoi monasteri e le chiese riccamente affrescate che risalgono al periodo di massimo splendore artistico, attorno all’XI secolo. Purtroppo il sito è molto affollato e chi desidera conoscere la vera anima della Cappadocia deve presto mettersi in cammino per scoprire le bellezze, ancora incontaminate, degli altri luoghi.

L’impressionante paesaggio che si incontra è sorto dalla cenere e dal fango eruttato dai vulcani Erciyes e Dagi, che hanno formato una pianura di tenero tufo vulcanico; millenni di erosione hanno plasmato e scolpito l’altopiano con valli scavate da piccoli corsi d’acqua; il tufo frammisto a rocce più resistenti e l’azione disgregatrice dei fenomeni atmosferici hanno dato vita a torri, piramidi, colonne e guglie che possono raggiungere i 30 metri di altezza e si trovano in gruppi o isolati. La valle all’alba e al tramonto assume un aspetto siderale, colorandosi di una palette variopinta che spazia dal bianco più candido al grigio fumo, dal rosa confetto al malva e al giallo.

I nomi delle località sembrano usciti da un libro di fiabe: la Valle di Devrent è anche detta “Valle dell’immaginazione” perché ognuno lì può scorgere ciò che la fantasia gli suggerisce; la Monks Valley, a Zelve, è un’ampia valle che accoglieva i monaci (il cui passaggio è testimoniato dalle chiese rupestri), ed è tutta da visitare a piedi, tra le tre vallate di formazioni coniche rosate in tufo. Partendo da Çavusin, un piccolo borgo in cui regna il silenzio, potete raggiungere la “Valle dell’amore”, i cui numerosi camini delle fate svelano con grande eleganza le loro forme falliche.

La “Valle delle colombaie” accoglie ancora tanti piccoli ricoveri per gli uccelli, e le facciate sono dipinte con delicati motivi e colori con piccole fessure per l’ingresso dei volatili. Al di là del ruolo sacro che ricoprivano i colombi nella cultura del paese, il guano che si depositava all’interno delle colombaie è servito per secoli ai contadini per concimare i campi. Poco distante si trova Uchisar, una città assai suggestiva, arroccata su un enorme picco in tufo perforato da mille cavità, che domina tutta la valle di Göreme: è il punto più alto della regione, raggiunge infatti i 1400 m.

La diversità dei paesaggi e delle architetture naturali possono accompagnarvi per giorni e settimane, ma se il tempo stringe potete concludere con una sosta fuori dal tempo. È Soganli, un villaggio fuori dai percorsi usuali, che si trova in una vallata verde di alberi di pioppo. Può accadere di trovarsi completamente da soli in bassa stagione o d’inverno, perché è difficile da raggiungere a piedi e un po’ fuori mano in auto. Ma merita davvero una sosta. Un fiume attraversa il villaggio circondato dalle  montagne, e rocce, torri e pinnacoli sono stati trasformati in abitazioni e piccole chiese. Qui le donne creano delle caratteristiche bambole di pezza che poi vengono vendute in tutta la Turchia, mantenendo viva una delle tradizioni che fanno della Cappadocia un luogo fatato, in cui perdersi più e più volte…

Pubblicato su Handbook Costa Smeralda

Ph. Tiberio Frascari

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