Metto troppa arte nella mia vita e di conseguenza non mi rimane molto da dare all’arte”. Tina Modotti

Se non fosse diventata una grande artista, forse Tina Modotti sarebbe diventata una grande attrice; quel che è certo è che l’impegno civile connotò la sua vita, aldilà della carriera professionale. Ciononostante la sua attività di fotografa le ha permesso di raggiungere vette molto difficili da conquistare per una donna dell’epoca, i primi decenni del Novecento, consacrandola come una delle artiste più interessanti di tutti i tempi.

L’infanzia poverissima, i continui trasferimenti, ma anche la scoperta di ciò accadeva nello studio fotografico dello zio segnano profondamente la prima parte della vita di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, “Tina”, nata a Udine nel 1896. La sua figura occupa uno spazio di assoluto rilievo fra i grandi interpreti delle avanguardie artistiche del secolo e anche per essere stata una donna emancipata e moderna che ha intrecciato l’arte all’impegno sociale in difesa dei più deboli. Grazie alla bellezza prorompente, Tina debutta nel cinema in giovane età, quando viveva a Los Angeles con il primo marito, il pittore Roubaix de l’Abrie Richey, detto Robo. Nella mecca del cinema interpreta tre pellicole di successo, ma il set non fa per lei, che non dà molto peso alla sua avvenenza e non apprezza i meccanismi e le seduzioni dello star system. Grazie al marito conosce il fotografo Edward Weston e ne diventa l’amante; scoperta l’infedeltà, Robo scappa in Messico, e quando Tina lo raggiunge è troppo tardi, poiché lui è già morto colpito dal vaiolo.

L’avventura messicana e l’impegno sociale

Il Messico è per Tina una rivelazione, la sua vita viene stravolta in tutti i sensi: artistico, sentimentale e personale. In un primo momento si dedica alla fotografia come assistente di Weston e dilettandosi in fotografia naturalistica, ma trova la vera vocazione nei fotoreportage in cui documenta la vita dei più umili e soprattutto delle donne messicane. Presto arriva il successo internazionale, tuttavia l’impegno politico sempre più assiduo le provoca l’espulsione dal Messico. Inizia così a girare per l’Europa, sempre coinvolta in missioni rivoluzionarie e accusata di spionaggio per l’Unione Sovietica.

La vita di Tina Modotti è un alternarsi di grandi incontri e di amicizie con artisti come Diego Rivera e Frida Kahlo, e di personaggi politici come Xavier Gurrero, Julio Antonio Mella e Vittorio Vidali, che le fu accanto fino alla fine e che raccolse il suo copioso materiale fotografico. Nel 1935 Tina si trova in Spagna con Vidali e allo scoppio della guerra civile, nel 1936, i due si uniscono alle Brigate internazionali, rimanendo nel paese iberico fino al 1939; in quel periodo l’artista si prodiga per lavorare a fianco del medico canadese Norman Bethune nel soccorso alla popolazione. Dopo il collasso del fronte repubblicano e l’instaurazione del regime franchista, la Modotti lascia la Spagna con Vidali, per far ritorno in Messico sotto falso nome. Ma ancora giovane, il 5 gennaio del 1942, a soli 46 anni, muore a Città del Messico, in circostanze mai chiarite fino in fondo. Forse sapeva troppo o forse fu solo un imprevedibile arresto cardiaco.

La grande retrospettiva al MUDEC di Milano

Oggi i celebri scatti di Tina Modotti sono presenti nelle più grandi collezioni museali del mondo e la sua arte fotografica è indissolubilmente legata all’impegno sociale.

Al MUDEC di Milano ha da poco presentato la retrospettiva Tina Modotti. Donne, Messico e Libertà, con un centinaio di fotografie, stampe originali ai sali d’argento degli anni Settanta, lettere, documenti e video che permettono di avvicinarsi alla vera indole di questo spirito libero che conobbe miseria e successo, arte e passione politica, arresti e persecuzioni, ma che suscitò grande ammirazione per il costante rispetto per se stessa, i propri valori e l’indomita libertà. La creatività espressa nei pochi anni che dedicò alla fotografia racconta di uno spirito anticonformista che utilizzò la fotografia come strumento di indagine e di denuncia sociale, che non ricercava effetti speciali ma qualità fotografica della realtà nuda e cruda, in nome di un ideale di verità e giustizia. La sua tomba, conservata nel grande Panteón de Dolores a Città del Messico, reca l’omaggio di Pablo Neruda, le cui parole sono incise sulla lapide:

Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.

La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici.
Non dormirai invano, sorella.

La mostra, promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, in collaborazione con SUDEST57 e il Comitato Tina Modotti di Udine, è stata curata da Biba Giacchetti.

Pubblicato su Handbook Costa Smeralda il 12/07/2021

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