Eterea, algida, evanescente e terrena. Ecco la ballerina. Tulle, raso, ricami, piume e paillettes. Cache-coeur, corpetti, calzamaglie, “body”, e soprattutto lui, l’incontrastato e iconico tutù. Ecco il suo guardaroba.

Il balletto classico vive nell’empireo del sogno e della leggenda, e ancora è capace di raccontare favole e drammi senza tempo, influenzando senza sosta generazioni di donne e ispirando schiere di designer, nonché numi della fotografia.

Simbolo di grazia e di bellezza, la ballerina classica occupa un posto d’onore nella cultura occidentale, ma ci volle del tempo perché acquisisse un ruolo di rispetto nella società, poiché nei primi tempi era considerata solo per la sua avvenenza e spesso criticata per la sua presunta disponibilità sessuale. Dalle origini ambigue in cui muoveva i primi passi, la ballerina è diventata col tempo una regina delle scene conquistando il posto che meritava nell’arte performativa e visiva.

La storia delle ballerine

Dai Ballets Russes che infiammarono i cuori dei parigini e suggestionarono pittura, musica, arti decorative e moda, il balletto classico riuscì in seconda battuta ad attirare l’attenzione anche degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, che fino ad allora non avevano una tradizione in materia. Grazie all’immenso potere della scuola di ballo classico russo, tempio della tecnica, della formazione e del talento, da cui provenivano il leggendario impresario Sergei Diaghilev e Anna Pavlova, la più famosa danzatrice dell’epoca, il balletto approdò in Occidente agli inizi del ‘900 evolvendosi nell’arte performativa più popolare in Gran Bretagna negli anni ‘30 e ‘40, e più tardi negli Stati Uniti.

Nonostante la diversità dello sviluppo del balletto russo e di quello occidentale, le scuole  si evolvevano parallelamente, passando dal virtuosismo del primo alla potenza scenica del secondo, le cui étoiles divennero vere e proprie icone di glamour, venerate come  indiscussi modelli di stile. In quei corpi efebici, eleganti, quasi scarni, si materializzavano evoluzioni complesse al limite dell’acrobazia, ma anche un minimalismo elegante fatto di movenze perfette, sinuose e romantiche.

Le ballerine e la moda

È all’inizio degli anni ‘30 che il corpo e l’abbigliamento delle ballerine iniziano ad avvicinarsi al mondo della moda, e la loro presenza diventa un appuntamento fisso negli editoriali di Vogue e Harper’s Bazaar. Gli stilisti di moda di Parigi, Londra, New York adottano nel loro lavoro elementi del costume da ballo, e viceversa, creano costumi e scenografie per la danza.

Questa interrelazione tra balletto e moda raggiunge il suo apice fra gli anni ‘40 e gli anni ‘50 grazie a couturier come Pierre BalmainChristian Dior e Charles James. Allo stesso tempo, gli stilisti americani del prêt-à-porter confezionano abiti a maglia che ricordano gli abiti per l’allenamento indossati dai ballerini durante le prove. A Claire McCardell, una delle più grandi stiliste di moda della storia americana, si deve il merito di essere stata la prima ad abbinare vere scarpette da ballo ai suoi capi innovativi.

Il libro Ballerina. Fashion’s Modern Muse

Il magnifico volume Ballerina. Fashion’s Modern Muse, edito da Vendome Press, si concentra sull’epoca d’oro dell’influenza del balletto sulla Moda, dai primi anni ‘30 fino alla fine degli anni ‘70, quando la febbre per questa disciplina era all’apice in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Il tutù, gli stretti corpetti, ma anche i gioielli e le scarpette a punta entrano a far parte dell’immaginario dell’Haute Couture, così come i body, gli abiti in maglia e a vestaglia, gli scaldamuscoli e gli scaldacuore di lana entrano a far parte del ready-to wear, perfetti per donne che lavorano o per il loro tempo libero.

L’ingresso nell’alta moda

Se alle origini il guardaroba di una ballerina classica era molto basilare e povero, la sua figura mitizzata le consente l’ingresso nell’alta moda. Stelle del palcoscenico come Margot Fonteyn e Tanaquil Le Clercq diventano l’incarnazione di un nuovo modello femminile. Da un lato Fonteyn, la cui collezione di abiti è ospitata nel Museo della Moda di Bath, possedeva meravigliosi abiti disegnati da Christian Dior e Yves Saint Laurent, dall’altra parte dell’Atlantico, Tanaquil Le Clercq rappresentava il modello di bellezza americana ideale, spopolando sulle pagine delle riviste di moda.

Tra gli anni Quaranta e Settanta il balletto moderno e la moda americana subiscono una reciproca fascinazione, grazie anche all’arrivo negli USA di George Balanchine con le sue coreografie eleganti, veloci, da danzatori aerodinamici. I costumi diventano sempre più ridotti, quasi solo delle aderenti calzamaglie, e influenzano la moda sportiva. Molte delle migliori creatrici di moda realizzano capi che hanno più in comune con l’abbigliamento per le lezioni di tecnica che con i tutù.

Dagli anni ’80 ai giorni nostri

Anche la moda degli anni Ottanta continua a essere influenzata dall’abbigliamento da balletto, Donna Karan a New York e Azzedine Alaia a Parigi, ad esempio, riservano al body un ruolo sempre più importante. Se Karan e Alaia disegnano abiti da ballo moderni, altri creano abiti da sera che richiamano i tutù dell’era romantica. Nel 1988 il couturier Christian Lacroix disegna i costumi per il revival del Gaîté Parisienne a opera dell’American Ballet Theatre ed è un trionfo. Anche BalenciagaChanel Schiaparelli disegnano abiti ispirati al balletto, molti dei quali con corpetti ridotti all’osso e voluminose gonne di tulle dei classici tutù.

Il balletto classico è stato di recente oggetto di una nuova rinascita. La Russia, così come i paesi dell’Asia e dell’America Latina, hanno prodotto un nuovo esercito di ballerini famosi e una nuova generazione di appassionati. Contemporaneamente, anche l’influenza del balletto sulla moda in Estremo Oriente è in aumento. La designer di scarpe giapponese Noritaka Tatehana ha creato una versione estrema della scarpa a punta per Lady Gaga nel 2011. Nel suo video Marry the Night, la scarpa Lady Pointe unisce fascino feticistico al costume da ballo della cantante, realizzato in lattice.

Il design

Mentre il design stravagante delle scarpe ha raggiunto il suo apice nei primi anni 2000, creatori come Christian Louboutin hanno portato l’idea a nuovi estremi. Il designer ha preso spunto dagli stivaletti della Belle Époque e nel 2007 ha allestito con il regista David Lynch una mostra fotografica dal titolo Fetish, in cui le artiste del famoso cabaret parigino Crazy Horse esibiscono una serie di modelli estremi, tra cui la ballerina fetish di Louboutin. Realizzata in vernice nera con la caratteristica suola rossa, assomiglia chiaramente a una scarpa da punta, ma con l’aggiunta di un tacco a spillo di 20 centimetri, “per rendere le ballerine più vicine al cielo di qualsiasi altra donna”.

Oggi il New York City Ballet durante il gala annuale della compagnia presenta nuovi lavori di giovani coreografi, ognuno dei quali è abbinato a un importante stilista di moda. Dall’inizio di questa tradizione nel 2012, l’elenco degli stilisti di spicco comprende Valentino, Stella McCartney, Gilles Mendel, Thom Browne, Sarah Burton per Alexander McQueen e Dries Van Noten.

Scorrendo le pagine del prezioso volume di Patricia Mears, deputy director del FIT, grazie alle testimonianze di importanti contributor come Laura Jacobs, Jane Pritchard, Rosemary Harden e Joel Lobenthal, possiamo ripercorrere l’ascesa del balletto in Occidente nel XX secolo e il suo impatto sulla moda, conoscere la vita delle grandi ballerine e di come esse siano diventate figure idealizzate di bellezza e femminilità. Questa storia meravigliosa è illustrata sia con fotografie d’archivio di maestri come Richard AvedonEdward SteichenIrving PennMan Ray e Cecil Beaton, che con immagini di ballerine contemporanee che indossano abiti di alta moda ispirati al balletto.

Un piacere rivelatore e irresistibile per gli appassionati di danza e per gli amanti della moda.

Pubblicato su Costa Smeralda, 15/12/2020

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