Una notte chiesi al cielo di non farmi mai sazio della mia arte e sono stato ascoltato. In tanti mi chiedete come è nata l’idea del teatro. È scritto che ‘lo Spirito, come il vento, soffia dove vuole’ – Lorenzo Reina

Non si capita per caso al Teatro Andromeda, ma arrivati a Santo Stefano Quisquina, nell’agrigentino, bisogna percorrere una strada che sale per quasi 1000 metri fino al luogo che un tempo era solo pascolo per pecore. Proprio un giovane pastore, Lorenzo Reina, alla fine degli anni ’70 scopre questo sito abbarbicato sui Monti Sicani e rimane affascinato dalla sua atmosfera sospesa e dall’ambiente incontaminato. Reina, oltre ad amare profondamente il suo lavoro di pastore, dimostra fin da giovane una vocazione per la scultura, che lo porta a scolpire oggetti di alabastro nei momenti di riposo, e poi a interessarsi all’arte, alla mitologia, all’astronomia. In questo luogo denso di spiritualità, dove si può toccare il cielo con un dito, Reina inizia a costruire il suo teatro di pietra. Scopre che la Galassia M31 della Costellazione di Andromeda nell’arco di quattro miliardi e mezzo di anni si sarebbe unita con la nostra galassia e ne rimane fortemente suggestionato. Comincia ad alzare un recinto sacro lavorando 108 blocchi di pietra, tanti quante le stelle visibili della Costellazione di Andromeda, e ne riproduce fedelmente la posizione nella galassia.

Per arrivare al Teatro si deve attraversare un’area naturale costellata da suggestive installazioni artistiche: ovunque si percepisce il genius loci, che ci accompagna in uno struggente viaggio interiore. La magnifica scultura di Giuseppe Agnello, “Icaro morente”, riposa fra le sterpaglie in un sonno senza ritorno, la potente “Imago della parola”, una maschera che al tramonto del solstizio d’estate lascia passare attraverso la bocca i raggi del sole, si fa parola di luce e di buona speranza. Un grande e suggestivo mascherone in pietra colorata evoca un semidio sumero sceso sulla Terra 450.000 anni fa in Mesopotamia, e la “porta di Lazarus” rappresenta la porta della resurrezione nel giorno del solstizio d’estate.

Poco più avanti, attraversando la piccola e stretta porta del Teatro, ci troviamo proiettati in un’altra dimensione, in uno spazio emblematico in cui regna il silenzio interrotto solo dal suono dei gong e da musiche dalle vibrazioni celestiali. I 108 cubi sparsi davanti al proscenio formano un cerchio e invitano ad accomodarsi, scegliendo ognuno la propria stella e lasciandosi pervadere dall’energia del cosmo. Da qui si può osservare il mare, a volte l’isola di Pantelleria, e abbandonare lo sguardo all’infinito. La pace regna, il mito è tangibile, l’universo è in divenire e l’eternità domina su tutto.

Quest’opera, che è in continuo divenire da oltre trent’anni, è particolarmente emozionante al tramonto, quando il sole viene incorniciato dal portale sullo sfondo del proscenio. Di notte le stelle si congiungono idealmente ai cubi in pietra, e in corrispondenza del solstizio d’estate l’ombra del sole proietta un cerchio che coincide con lo spazio nero circolare al centro del palco. Questo teatro en plein air è perfetto per accogliere eventi speciali come performance teatrali e artistiche, dove la natura e l’arte diventano protagonisti assieme agli attori.

Lorenzo Reina ha partecipato alla XVI edizione della Biennale Internazionale di Architettura di Venezia e oggi il Teatro Andromeda attira visitatori da ogni parte del mondo.

Pubblicato nella rubrica Bellezze d’Italia sul numero di Ottobre 2022 di Italia Informa

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