Se vi trovate a passeggiare sulle spiagge olandesi potreste imbattervi in uno spettacolo davvero mozzafiato. Immaginate di assistere alla metamorfosi di giganteschi insetti e di vederli incedere con movenze equine, spinti dall’energia del vento. Queste creature ipnotiche avanzano e si arrestano, quasi percependo le increspature della sabbia e gli impercettibili moti della maree, per poi, dopo aver incamerato altro vento, riprendere la loro corsa verso l’infinito. Siete innanzi agli Strandbeests, “animali da spiaggia” che ricordano gli scheletri di animali preistorici, potenti ma delicate costruzioni che ipnotizzano lo sguardo conducendolo in un’atmosfera surreale, annullando il confine fra ciò che è animato e ciò che non lo è. Sono a tutti gli effetti opere d’arte cinetica, creature dotate di un’autonomia generata dalla forza della natura e dalla passione del loro artefice, Theo Jansen. Questo lavoro minuzioso, paziente e visionario si pone in antitesi al predominio della robotica contemporanea e la sfida con un linguaggio quasi filosofico.
Sembrano frutto di complessi sistemi tecnologici, ma in realtà queste “creature da spiaggia” per muoversi hanno bisogno soltanto del vento e sono in grado di modificare il proprio comportamento tramite dei sensori, evitando così gli ostacoli. Realizzate con materiali poveri come legno, tubi in PVC, fili di nylon e fascette di plastica, non si servono né di software né di energia elettrica; ogni esemplare ha un suo nome di origine latina che ne descrive le caratteristiche. Come veri animali, anche le Strandbeests sono sottoposte alle ineluttabili leggi dell’evoluzione: l’Animaris Umerus, ad esempio, ha resistito solo 26 secondi sulla spiaggia, per poi crollare sotto il suo stesso peso.
Facendoci pensare a Leonardo da Vinci per la sua capacità inventiva e il suo utopico spirito rinascimentale, Theo Jansen ha studiato scienze all’Università di Delft e grazie alla passione per l’arte ha concepito una nuova modalità espressiva, che confluirà nella creazione di un vero disco volante che sorvolò la cittadina universitaria nel 1980. Da allora si è dedicato alla costruzione della specie Strandbeest, e le sue creature sono diventate così famose da diventare soggetto di programmi televisivi e di servizi giornalistici, come quelli apparsi su The New Yorker, New Scientist e Wired. Il talento di Jansen è tale da poterlo definire un artista-artigiano nel senso più ampio del termine.
In concomitanza con una mostra itinerante dedicata alle Strandbeests, la casa editrice Taschen pubblica sul tema un affascinante ed esaustivo volume che reca il contributo fotografico di Lena Herzog, artista che ha saputo catturare il serraglio di Jansen tramite meditativi scatti in bianco e nero, cogliendo la profonda connessione tra esseri animati e inanimati. Con un saggio introduttivo di Lawrence Weschler, Strandbeest è un’opera fuori dall’ordinario che indaga con attenzione e sensibilità il mondo naturale, coniugando arte e scienza in una pratica unica e armonica.
Perché, per dirla con le parole di Jansen, “I confini tra arte e ingegneria esistono solo nelle nostre menti”.
Pubblicato su Handbook Costa Smeralda, 28/10/2020