Se pensiamo alla casa pensiamo alla stabilità, a una costruzione ancorata al terreno, a un rifugio sicuro alle incertezze della vita e a un posto dove tornare ogni sera. Pensiamo a mura spesse e tetti protettivi, a un nido accogliente che ci accolga nella sua quiete. Ma non è così per tutte le culture, e non lo era neanche per le civiltà più antiche. Le popolazioni si spostavano continuamente in cerca di cibo e di condizioni climatiche favorevoli, e necessitavano di tende, carri, carrozze, carovane per riposarsi e ripararsi. E ancora oggi molti popoli vivono in piattaforme e imbarcazioni sull’acqua, in roulotte e camper, sia per scelta sia per necessità.

Alla fine degli anni Venti negli Stati Uniti nasce la mobile home, concepita come una casa vacanze, che con la crisi del ’29 divenne un’abitazione a tutti gli effetti e per tutto l’anno. Da allora il concetto di “casa mobile” si è evoluto in molteplici declinazioni, la precarietà degli stili di vita e il bisogno di trovare una risposta alle esigenze di un mondo in continuo movimento si è dovuto misurare anche con l’importanza di vivere in modo più sostenibile e con un minore impatto sulla natura. Tra le innumerevoli variazioni sul tema della “casa mobile” è emblematico un caso tutto italiano, la “Casa volante”, ideata con slancio utopistico da Annunzio Lagomarsini, e diventata argomento di studio da parte della dott.ssa Greta Petacco, esperta in Beni Culturali, che ha approfondito il tema delle abitazioni “in movimento” e si è dedicata con passione a questo progetto avveniristico.

L’idea della casa mobile non è recente, i primi esempi risalgono agli albori della civiltà e sono significativi dell’evoluzione degli stili di vita umani. Quali sono i modelli più antichi di questo tipo di abitazione e a quali esigenze dovevano rispondere?

Come giustamente afferma, le dimore mobili non sono un’invenzione recente, ma nascono con le prime civiltà nomadi e si configurano più tipicamente come tende o capanne, facilmente smontabili e riassemblabili. Tra queste vi sono i teepee, caratteristici dei primi abitanti paleolitici del Nord America, gli yurt o ger che venivano utilizzati dalle tribù dell’Iran fino ad arrivare in Mongolia, o ancora le indlu delle popolazioni Zulu. A queste, si affiancano le cosiddette boat dwellings e wheeled buildings, dimore portatili, che rappresentano una delle forme più antiche di trasporto e in grado di affrontare lunghe distanze.

Quali sono i vantaggi di una casa mobile rispetto a una casa tradizionale?

Le case mobili, sebbene fino a pochi anni fa venissero considerate strutture “primitive”, in realtà sono simbolo di progresso e una valida risposta alle condizioni ambientali, sociali e culturali odierne. È importante sottolineare come in epoca moderna, le prime applicazioni di un’edilizia trasferibile si abbiano nel campo militare e civile come soluzione temporanea in caso di emergenza conseguente a calamità naturali.

I vantaggi di questi edifici trasportabili sono sicuramente la loro facilità di edificazione su un sito diverso dal luogo di fabbricazione perché facilmente smontabili in tutte le loro parti e stipabili in spazi relativamente compatti, o, nel caso in cui includano al loro interno il meccanismo di movimento, possono essere trasferiti per intero. Per la loro costruzione si adoperano generalmente materiali che massimizzano la funzionalità, resistenti all’usura e sicuri, per isolare l’abitazione ed evitare sprechi eccessivi, senza difettare di tutte le comodità delle case tradizionali, dall’arredamento alle componenti idrauliche, dal condizionamento al riscaldamento, oltre ovviamente a tutti i servizi, come bagni, docce e cucine.

Le case mobili possono essere considerate o possono diventare delle case ecosostenibili?

Sono senza dubbio una vera e propria soluzione abitativa ecosostenibile perché consentono di ridurre gli sprechi che invece sono molti alti nelle abitazioni tradizionali. Come accennavo precedentemente, per la loro realizzazione vengono utilizzati materiali che hanno un minimo impatto per l’ambiente, come il legno, e si impiegano spesso pannelli fotovoltaici per la produzione di energia green. Ad oggi, questo tipo di strutture è utilizzato perlopiù in ambito turistico.

Lei ha studiato approfonditamente il progetto della “Casa volante” ideata da Annunzio Lagomarsini, come è nata questa idea, e chi è il suo creatore?

Annunzio Lagomarsini si può considerare senza dubbio una persona geniale, sebbene non amasse questo aggettivo: preferiva piuttosto definirsi un buon assemblatore. Al di là dell’epiteto che gli si vuole dare, la straordinaria inventiva di questo stravagante ed eccentrico uomo si è sempre rivelata attraverso le sue creazioni, prima fra tutte, la cosiddetta “Casa volante”. L’idea di questa straordinaria costruzione scaturì da un episodio familiare, Lagomarsini ricordava l’anziano padre che si muoveva a fatica intorno alla casa alla ricerca di un po’ d’ombra, trascinandosi un panchetto per sedersi. Da questa immagine, Annunzio iniziò a pensare, nel caso in cui si fosse trovato in vecchiaia nelle stesse condizioni del padre, che avrebbe preferito far compiere queste azioni alla casa. Così, dopo sette anni di duro lavoro, dal 1987 al 1994, grazie alla sua esperienza di ex motorista navale ed ex impresario edile, completò la sua fantastica casa mobile, in grado di spostarsi avanti e indietro, ruotare di 360° ed elevarsi e abbassarsi a suo piacimento.

Straordinarie sono anche le condizioni in cui venne realizzata: Annunzio, infatti, la costruì interamente da solo, considerando che gli venne riconosciuta un’invalidità dell’85% a seguito di un incidente lavorativo di cui fu vittima nel 1968. L’unico aiuto lo ricevette da due piccole gru, anch’esse di sua fabbricazione, che facilitavano la messa in opera dell’edificio. Inoltre, non realizzò mai un progetto cartaceo della struttura e delle parti meccaniche, ma tradusse direttamente le sue idee nell’opera finita; anche per questo motivo non è stato possibile brevettare la sua invenzione.

Quali sono le caratteristiche della Casa volante e quali applicazioni potrebbe avere in futuro?

L’opera si compone di una villetta in prefabbricato di 110 m2 disposta su due piani, sostenuta da una struttura meccanica realizzata per l’80% con materiali riciclati, fulcro dei vari movimenti, a sua volta poggiata su due binari di 12 metri ciascuno. Le azioni che può compiere la casa sono tutte controllate da un unico pannello elettrico posto alla base della struttura. Il meccanismo fu la parte più difficile da realizzare e si compone di due travi disposte a “forbice”, senza perno centrale, aperte, che sollevano il fabbricato di circa 4,20 metri da terra. Quando queste due forbici vengono chiuse, grazie a delle zavorre poste lateralmente, la casa si eleva fino a raggiungere un’altezza massima di 13,50 metri.

Come accennavo precedentemente, l’intera opera si può spostare su un tratto di binari sul quale è solamente poggiata, in modo tale da poter compiere qualsiasi tragitto a tappe di 12 metri, semplicemente spostando le rotaie. Come? Agganciando alle zavorre i pezzi di rotaia (anche questi solo poggiati al terreno), che abbassando il meccanismo, vengono sollevati e, attraverso la rotazione della casa, riposizionati dove si desidera. L’opera viene quindi fatta scivolare sopra e così via. La particolare struttura permette inoltre di poter affrontare tratti con una pendenza del 30% e sopperire a un’inclinazione fino a 45°, rendendola perciò resistente a eventuali fenomeni tellurici. Può anche compiere una rotazione di 360°, impiegando circa 45 minuti per il giro completo.

La villetta di Lagomarsini è dotata di luce, acqua corrente, gas, elettrodomestici, videocitofono, telefono e ogni altra comodità, a cominciare da bagno con doccia, lavabo, wc e bidet; l’unica cosa di cui è sprovvista è il termosifone, ma è riscaldata da radiatori elettrici. Le tubazioni sono in gomma e flessibili, sfruttando il principio di Venturi. Annunzio e la moglie Emilia vi abitarono per 13 anni, dal 1994 al 2007, ma attualmente, a causa di un incidente avvenuto in sede di manutenzione nel 2012, la casa non è più in grado di sollevarsi.

Quale sarà il destino della casa in futuro?

Purtroppo, nel dicembre 2018 il suo geniale creatore ci ha lasciati. Nel mio studio mi interrogavo su quale sarebbe stato il destino di questa straordinaria invenzione, ipotizzando una possibile acquisizione da parte del Comune di Castelnuovo Magra, (SP), per poterla in futuro sottoporla a una “verifica dell’interesse culturale” e farla diventare un Bene Culturale a tutti gli effetti, o ancora renderla sede museale/archivio storico del piccolo paesino ligure.

Lo scorso agosto sono stata invitata dal Comune a partecipare come relatrice a uno degli incontri di Castelnuovo si Ricerca, un ciclo di presentazioni di tesi di laurea scritti da studenti, in quel caso studentesse castelnovesi dedite al territorio e alla storia di Castelnuovo. Alla conferenza ha partecipato tutta la famiglia di Lagomarsini, moglie, figli e nipoti. Al termine della presentazione, il sindaco Daniele Montebello ha comunicato di aver intrapreso le trattative con i familiari per l’acquisizione dell’opera, mostrando grande interesse per ciò che rappresenta e desideroso di tutelarla e valorizzarla nel miglior modo possibile. Ora la Casa volante aspetta solo di essere riprodotta e perfezionata per diventare una realtà su larga scala.

Pubblicato su Handbook Costa Smeralda il 23/06/21

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