Il designer Franco Marabelli ricostruisce la storia del brand che ha rivoluzionato la moda degli anni Settanta e Ottanta

Da Milano a New York per arrivare al cuore di tutti. L’estro creativo e visionario con cui Fiorucci ha lasciato un segno indelebile negli anni’70 e ’80 ancora oggi continua ad essere un punto fermo per la storia della moda italiana e internazionale, e la fonte di ispirazione per tanti nuovi designer.

Elio Fiorucci è stato più che un grande stilista, è stato un uomo pieno di gioia, curiosità, inventiva, l’artefice di una rivoluzione non solo nel campo della moda ma anche nella cultura del tempo, suscitando la  stima di tutte le persone con cui si è trovato a collaborare. Chi ha avuto la fortuna di assistere a uno dei suoi eventi o possiede uno dei suoi capi, può a ragione sentirsi parte del suo straordinario e indimenticabile mondo.

Fiorucci è stato una svolta per il costume, andare a fare un giro nei suoi negozi era un appuntamento attesissimo, anche indossare solo una maglietta o un paio di jeans metteva di buon umore e faceva sentire le donne bellissime. Il vento della contestazione degli anni ’70 è passato anche attraverso l’abbigliamento, e sfidando i conservatori e il bon ton Fiorucci ha saputo cogliere i nuovi fermenti sociali, gli aneliti alla libertà, la voglia di spaziare da uno stile all’altro senza farsi schiacciare dalla moda ma interpretandola con ironia, dissacrazione e ottimismo. La forza del colore, i disegni irriverenti e romantici, i tessuti e le decorazioni melting pot sono stati un’iniezione di energia positiva che mai si era vista fino ad allora.

Il grande volume curato da Franco Marabelli

Una grande mole di questo materiale è stato raccolto, riordinato e catalogato dall’architetto e amico di una vita, Franco Marabelli, che con Elio Fiorucci ha condiviso gioie, intuizioni, sperimentazioni, follie e delusioni, in previsione della creazione di un archivio completo. Un lavoro immane che ora si presenta in anteprima, con una meravigliosa raccolta di progetti e collezioni, testimonianze e aneddoti, nel monumentale volume Caro Elio, un viaggio fantastico nel mondo di Fiorucci, edito da Rizzoli per Mondadori Electa.

Addentrandoci nelle 430 pagine del libro possiamo seguire la nascita delle follie visionarie dello stilista, le sue collezioni anticonvenzionali e trasgressive, raccontate con oltre 600 immagini, tra fotografie, disegni, bozzetti e fumetti, e 100 testimonianze di chi l’ha conosciuto e ne ha un ricordo indelebile: da Jean-Michel Basquiat a Caterina Caselli, da Aldo Cibic a Giovanni Gastel, da Keith Haring a Madonna, solo per citarne alcuni, e poi gli stretti collaboratori e gli affetti più cari, che dipingono il ritratto di un uomo vulcanico, catalizzatore di mode e tendenze artistiche, e soprattutto la sua grande umanità, simpatia e intelligente leggerezza.

Franco Marabelli ha curato questo corposo progetto assieme all’art director Pierpaolo Pitacco, alla giornalista e saggista Renata Molho, e alla storica collaboratrice di Fiorucci, Franca Soncini – che da segretaria personale diventò suo ufficio stampa e poi supervisore del dipartimento grafico e dell’organizzazione di eventi dal 1968 al 1976 –. Come racconta Franca Soncini nel libro: «Prima c’erano le boutiques, poi fu Fiorucci. Un’intera generazione è conquistata da tanta bellezza e diversità. Non c’era nulla di simile fino ad allora, l’allegria che vi si respirava, la musica, i profumi, le luci, tutto ti faceva sentire parte di una nuova esistenza. Fiorucci diventa la meta del tempo libero, tanto che si usava dire “Che facciamo oggi? Andiamo da Fiorucci”».  

L’estro creativo di Fiorucci

Il rapporto che legò Franco Marabelli con Elio Fiorucci andò oltre la collaborazione professionale, nel tempo diventò un’impresa creativa che coinvolse persone della più diversa estrazione, professionisti di grido e debuttanti assoluti, riuscendo a mettere in luce il talento di ognuno. Ogni idea, ogni suggerimento ed esperienza hanno contribuito a creare un impero della moda dalle mille sfaccettature trasformando i sogni in realtà tangibili. E proprio le testimonianze di chi è stato accanto a Fiorucci negli anni delineano la figura di un imprenditore affamato di novità e di bellezza, instancabile e sempre in movimento.

Franco Marabelli conobbe Elio Fiorucci negli anni Settanta, quando lo stilista folgorato e ispirato dai negozi Biba di Londra decise di conferire un nuovo appeal al suo negozio di San Babila a Milano e di coinvolgerlo. Dai loro viaggi a New York, in cui rimasero affascinati dai grandi shopping center, trassero ispirazione per un nuovo progetto milanese, il punto vendita di via Torino. Ricorda Franco Marabelli: “Creammo diversi reparti: abbigliamento, jeans, pantaloni, dischi d’importazione, scarpe e stivali, accessori, casa e arredamento, piante e aromi, prodotti da bagno e cosmetici, libri d’arte e di fotografia, agenzia di viaggi e, per la prima volta, bar e ristorante aperti fino alle due di notte. Allestivamo inoltre delle esposizioni – come quella dei disegni di Walter Albini, – e delle performance musicali e artistiche, c’era persino un circuito interno di video art, a quel tempo introvabile”.

L’avventura newyorkese

Ma New York non fu solo fonte di ispirazione, e ultimato il negozio di via Torino, Fiorucci decise di aprire un nuovo punto vendita proprio nella città dei grattacieli. A New York Anita Paltrinieri aveva individuato lo spazio idoneo, e Marabelli assieme ad Ettore Sottsass e Andrea Branzi nel 1976 progettò lo store di cui sarà anche direttore creativo, animandolo con la presenza  di giovani stilisti e artisti che si alternavano, apportando sempre nuovi stimoli. Tante furono le persone speciali che resero speciale questo negozio, fra questi l’illustratore Antonio Lopez, che ideò le vetrine viventi con Donna Jordan e Pat Cleveland.

Ogni giorno il negozio newyorkese veniva modificato come un teatro di posa, si spostavano i diversi elementi per organizzare feste, performance ed eventi esclusivi, come quello di Andy Warhol, che lo scelse per promuovere la rivista Interview con una grande festa, dove assieme a Truman Capote autografava le copie della rivista. Novità e flussi di artisti si avvicendavano continuamente, gli angioletti e i jeans d’oro diventarono l’icona di un’epoca. Anche lo Studio 54 si accorse della potenza comunicativa di Fiorucci e gli chiese di contribuire alla festa di apertura.

Al primo punto vendita newyorkese seguirono Los Angeles, Chicago, Miami, Rio de Janeiro e la Costa Smeralda, e tanti altri sparsi nel mondo. A un certo punto, però, il successo del brand subì uno stop. Il brand Fiorucci attraversava una crisi di crescita, essendo diventato un fenomeno globale non aveva neanche più il tempo di rifornire i negozi. I punti vendita di NY, Boston, Los Angeles e Chicago, che destarono un enorme scalpore per l’eccentricità delle location e delle performance, non furono gestiti a dovere e in poco tempo chiusero tutti. Chiuse anche il negozio di via Torino, e rimase solo quello di San Babila, luogo magico da cui tutto era nato. La filosofia aziendale cambiò, e Marabelli decise di collaborare come esterno, progettando tra il 1984 e il 1987 il rifacimento del negozio di San Babila, poi gli stand di MilanoVendeModa e i corner per negozi americani, che purtroppo non andarono in porto. Nel 2007 creò lo spazio Fiorucci in occasione della mostra “annisettanta” alla Triennale di Milano.

L’eredità concettuale di Fiorucci

Rimangono nell’immaginario collettivo gli iconici angioletti, i disegni di Antonio Lopez per l’inaugurazione dello Studio 54 di New York, l’action painting di Keith Haring al negozio di San Babila nel 1983, l’incontro con Andy Warhol, i foulard e le giacche cowboy, i jeans di plastica trasparente, i maglioni con Mickey Mouse, i neon delle insegne dei negozi, i pantaloni western, le pellicce ecologiche, le pin up, le tute “Wearable Art” e la valigia effetto mucca…

Il mondo di Elio Fiorucci fu multiforme, multietnico e in continua evoluzione, come un torrente in piena ha coniugato design, moda, oggettistica e fumetti e tanto altro, grazie anche alla presenza fondamentale di Cristina Rossi, prima modella, poi stilista e compagna di vita di Fiorucci, a cui Marabelli riserva nel libro una toccante dedica. Fiorucci per primo ha fiutato e fatto propria la moda street, ha lasciato liberi i suoi collaboratori di improvvisare e anche di sbagliare, sempre fidandosi della propria sensibilità e rispettando l’unicità di ogni persona.

Oggi, a 6 anni dalla sua scomparsa, il brand sembra prendere nuovo respiro, grazie all’acquisizione di Janie e Stephen Schaffer, che hanno avuto modo di conoscere il talento dello stilista fin dagli esordi e restarne affascinati. La vicinanza e il continuo scambio di idee con lo stilista, hanno permesso a Franco Marabelli di disegnare un quadro articolato e ricchissimo, un lavoro lungo e appassionato affinché questo patrimonio del Made in Italy non vada perso e possa essere un tesoro cui attingere per tutti i nuovi creativi.

Una nota finale ci fa conoscere un aspetto meno conosciuto di Fiorucci, attraverso le parole di Marabelli:  “Senza saperlo ci siamo ritrovati tutti e due animalisti e vegetariani. Gli avevo accennato al progetto per una mostra il cui tema erano gli animali. Lo scopo era quello di sensibilizzare il pubblico sulle svariate forme di sofferenze che infliggiamo loro costringendoli a vivere in situazioni impossibili, riempiendoli di medicinali, trattandoli senza alcun rispetto, il tutto per farne cibo di cui nutrirci. Gli era piaciuto molto e volevamo metterlo in atto. Purtroppo non c’è stato il tempo. Forse dopo questo libro, con l’aiuto di Elio, potrò dedicarmi a portarlo a termine”.

Pubblicato su Handbook Costa Smeralda

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