Simbolo di sfida e di autorealizzazione, il Monte Everest, sulla catena dell’Himalaya, è la montagna più alta (8.848 m) e più famosa della terra. Uno dei suoi nomi è Sagarmatha, “Picco del Paradiso”, termine che racchiude tutto il fascino del luogo, un tempo remoto e oggi meta di escursioni da parte di visitatori di ogni parte del mondo.

Le spedizioni dalla valle del Khumbu sono iniziate nel  1951, e da allora il numero di visitatori è cresciuto fino a raggiungere i 60.000 nel 2018; a queste presenze si deve aggiungere una popolazione locale di circa 11.000 sherpa indigeni, e lavoratori provenienti da altre parti del Nepal. Questo costante movimento, oltre ad aver fatto conoscere le stupefacenti bellezze naturali del luogo, ha però un rovescio della medaglia, perché durante la stagione del trekking, circa 790 kg di rifiuti vengono lasciati ogni giorno nella valle. La composizione dei rifiuti è del 40% di rifiuti organici, 22% di carta, 14% di plastica, 8% di bottiglie PET, 5% di metallo, 5% di vetro, 4% di tessuti e 2% di alluminio. I rifiuti organici vengono dati in pasto al bestiame o compostati per i campi, ma la plastica, il vetro e i metalli che vengono raccolti, necessitano di separazione, gestione e trattamento più efficaci.

Il museo e il parco di Sagarmatha

L’associazione Sagarmatha Next ha intrapreso una grande azione per rendere sostenibile la gestione dei rifiuti solidi, creando un centro didattico, l’Inspirational Learning Centre, che affronta il problema globalmente e supporta le organizzazioni locali. Per sostenere l’aumento del turismo e preservare l’ambiente, è nato il progetto dell’Himalayan Museum and Sustainable Park (HMSP), situato vicino a Namche Bazar, sulla strada per il Campo Base dell’Everest, che è un museo, ma anche un’impresa sociale con obiettivi importanti e approcci innovativi, che vogliono essere da modello replicabile nelle zone di montagna del mondo in via di sviluppo.

Le aree dei parchi nazionali dell’Himalaya sono sensibili dal punto di vista ambientale e di vitale importanza per la biodiversità, ma le scarse infrastrutture non riescono più a gestire la pressione dei numerosissimi turisti. Nel 1991, la popolazione locale ha istituito il Sagarmatha Pollution Control Committee (SPCC) come ONG per la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti; oltre a organizzare il percorso di arrampicata sul monte Everest per le spedizioni alpinistiche, sosteneva campagne di pulizia del campo base, con programmi di smaltimento e riciclaggio dei rifiuti nei villaggi e l’insegnamento di programmi di educazione ambientale. Sono stati assunti sherpa arrampicatori per raccogliere i rifiuti sul percorso di arrampicata e collocati bidoni lungo il percorso di trekking.

Per anni, vari gruppi hanno donato attrezzature per la gestione dei rifiuti, ma alla fine, la maggior parte della spazzatura veniva lasciata in fosse aperte per essere bruciata, provocando l’inquinamento dell’aria e dell’acqua e contaminando il suolo.

Trasformare i rifiuti in arte e design

Tutto è cambiato quando la Saving Mount Everest (SME) in collaborazione con l’ONG Eco Himal Nepal, ha iniziato a portare i rifiuti a Kathmandu per riciclarli e smaltirli. Un gruppo di giovani artisti ha chiesto se potevano usarne una parte per creare opere d’arte. È stata realizzata quindi una prima mostra e una vendita a Kathmandu, dopodiché i pezzi rimanenti sono stati portati in Svezia per un’esibizione di grande successo. Grazie ai principi innovativi del Learning Centre, oggi Sagarmatha Next intende attirare gli amanti dell’arte, gli artisti e i trekker, offrendo strutture per trasformare i rifiuti in arte e prodotti di design, con proiezione di film, display digitali e un negozio per recuperare fondi per il sostegno delle infrastrutture e dei servizi di gestione dei rifiuti.

L’idea è stata realizzata grazie alla Fondazione Saraf – una società di distribuzione no-profit fondata nel 2015 per la conservazione, il restauro e la documentazione dell’arte e del patrimonio della regione himalayana – che ha contribuito con un finanziamento iniziale e con la competenza nella gestione dei rifiuti della società Blue Waste to Value (BW2V). Il centro di apprendimento è stato ampliato con una galleria, un laboratorio, una caffetteria e alloggi per artisti in visita. Il concetto di trasformare alcuni dei rifiuti raccolti in opere d’arte mira a cambiare l’atteggiamento verso i rifiuti, creando consapevolezza, generando reddito e innovando attraverso la cultura dell’upcycling.

Dopo la raccolta, cosa fare con i rifiuti?

Oggi Sagarmatha Next sostiene SPCC nella gestione dei rifiuti, facilitandone il lavoro. I profitti generati dal Centro – dal biglietto d’ingresso alle vendite di opere d’arte – saranno utilizzati per fornire i servizi di gestione dei rifiuti e mantenere l’infrastruttura. La domanda è: dove finiranno la parte rimanente dei rifiuti? Con l’iniziativa “carry me back” (portami indietro) i trekker saranno coinvolti per riportare a valle i rifiuti, che una volta trattati saranno trasferiti in sacchetti da 1 kg e riconsegnati per raggiungere l’aeroporto di Kathmandu, dove saranno depositati nei bidoni; i turisti riceveranno una ricompensa per questa collaborazione. Da qui in poi BW2V gestirà i rifiuti.

Per concludere con le parole di Tommy Gustafsson, visionario direttore del progetto: “La creazione di arte e architettura dai rifiuti formerà uno squisito equilibrio con l’ecosistema circostante e la sua ricca e vulnerabile bio-diversità. Ciò che rende speciale questo progetto è il suo potenziale come un creatore di cambiamento globale”.

Pubblicato su Handbook Costa Smeralda

Ti potrebbe piacere: