Geniali e innovative, famose o quasi sconosciute, le donne che hanno contribuito allo sviluppo del design degli ultimi 120 anni sono molte più di quel che si pensa, ma raramente hanno ricevuto i riconoscimenti riservati ai colleghi uomini. Rompere il soffitto di cristallo per le donne è una sfida annosa, sebbene la loro presenza nei più disparati ambiti professionali sia sempre più consistente. Ma negli ultimi decenni qualcosa sta cambiando, ed è sotto gli occhi di tutti il grande apporto e il successo delle signore del design.

Interior designer e imprenditrici, creatrici di moda e di arredi, tante le figure femminili che spesso hanno lavorato nell’ombra. Per colmare questa lacuna il Vitra Design Museum di Weil am Rhein, in Germania, ha realizzato una mostra, in corso fino al 6 marzo 2022, che indaga l’eclettico e prospero mondo del design con un approccio corale, procedendo di pari passo all’emancipazione femminile. Here We Are! Women in Design 1900 – Today dà voce alle opere di 80 donne che si sono distinte in questa disciplina, sviluppandosi in quattro sezioni che seguono la produzione artistica femminile dalla prima modernità a oggi, e presentando una vasta gamma di opere prestigiose e di altre meno note, con un taglio contemporaneo che offre inediti spunti di riflessione.

Il design all’inizio del Novecento

Intorno al 1900 in Europa e negli Stati Uniti iniziano le lotte pubbliche a favore di una maggior partecipazione femminile alla vita politica, e di pari passo si assiste alla nascita del design moderno. La prima sezione della mostra testimonia come le rivendicazioni femminili inizino ad avere sempre maggior peso nella società, e ciò ha un’eco sulla produzione dei prodotti, che anche grazie a due donne, le riformatrici sociali Jane Addams e Louise Brigham, assume le sembianze di “design sociale”. Elsie de Wolfe, un’attrice conosciuta anche come Lady Mendl, dal grande gusto e una passione smisurata per le case, pone le basi per la nascita della professione di interior designer arredando i palazzi più belli di New York. Spiccano in questo periodo anche alcune esponenti del Bauhaus, delle scuole russe del Vchutemas e delle Deutsche Werkstätten Hellerau di Dresda, con importanti e rivoluzionari contributi. Ma nonostante questo sussulto creativo e un’istruzione femminile in crescita, le donne continuano a essere relegate a ruoli professionali marginali e agli stereotipi delle società maschiliste.

Dai ruggenti anni Venti agli anni Cinquanta

Sebbene la società sia ancora fortemente intrisa di uno spirito patriarcale, fra gli anni Venti e gli anni Cinquanta del XX secolo le prime designer iniziano a farsi notare a livello internazionale. Nella seconda sezione della mostra trovano spazio figure femminili come Charlotte Perriand, Eileen Gray e Clara Porset, ma anche la direttrice creativa di Cartier, Jeanne Toussaint, una donna di grande personalità e talento che rinnovò le collezioni della prestigiosa casa di gioielli con soluzioni innovative e audaci (a lei si deve l’invenzione del tema animalier e della Panthère). Grazie ai loro compagni – da cui erano spesso oscurate – diventarono famose artiste come Ray Eames e Aino Aalto, e Charlotte Perriand con Le Corbusier: la mostra vuole restituire centralità alle loro figure, sottolineando come il loro lavoro sia stato rilevante nell’ideazione dei progetti. Molte altre designer rivelano la propria autonomia intellettuale, come la ceramista Eva Zeisel, che amava realizzare opere dalle forme astratte ispirate alla natura e alle relazioni umane. A lei il Museum of Modern Art di New York dedicò una mostra personale nel 1946.

Il vento del femminismo nella società e nell’arte

Nella terza sezione, che si concentra sui decenni che vanno dal 1950 alla fine degli anni Ottanta, le donne si integrano sempre più nella società e assumono un ruolo centrale con l’ondata femminista degli anni ’60. Grazie alla Schweizerische Ausstellung für Frauenarbeit (SAFFA), l’“esposizione svizzera del lavoro femminile”, tenutasi nel 1958 a Zurigo, si prende coscienza dell’importanza del lavoro femminile e della precarietà professionale delle donne negli anni del dopoguerra. I turbolenti decenni e la rottura con il conservatorismo di questo periodo si riflettono anche nel visionario design di Marimekko, azienda fondata nel 1951 da Armi Ratia, gran dama dell’azienda finlandese di abbigliamento e tessuti di arredo. L’universo coloratissimo del brand comunica una ritrovata gioia di vivere, e la sua identità estetica la rendono un focale punto di riferimento per il mondo del design e della moda. In Italia, grandi designer come Nanda VigoGae Aulenti e Cini Boeri lasciano un segno indelebile nel panorama postmoderno.

Le grandi designer dei nostri giorni

Nella quarta sezione della mostra le opere di artiste di fama internazionale come Matali CrassetPatricia UrquiolaFaye Toogood e Hella Jongerius sono la conferma di quanto il successo femminile sia ormai pari a quello maschile. Il concetto di design sconfina nella ricerca di sostenibilità, come nel caso di Julia Lohmann, che studia le applicazioni delle alghe marine nel design, e di Christien Meindertsma, che si interroga sulla durabilità e usabilità dei materiali grezzi e dei prodotti di consumo. A corollario della sezione è presentata una selezione di iniziative contemporanee che indaga i concetti di autorialità, istruzione e riconoscimento, mettendoli in discussione e collegandoli a concetti quali la diversità e l’intersezionalità. Fra questi, l’eccezionale contributo del collettivo Matri-Archi(tecture), che nell’opera creata appositamente per la mostra Weaving Constellations of Identity affronta le esperienze personali di artiste africane e nere.
Infine, numerosi network e pubblicazioni sondano i canoni tradizionali del design, ridisegnandolo con un respiro più ampio e sempre più al femminile.

Fotografie: http://www.design-museum.de/pressebilder

Pubblicato su Handbook Costa Smeralda, 22/11/2021

Ti potrebbe piacere: