La vita di Vivian Maier è stata tutt’altro che una passeggiata, anche se proprio grazie a questa pratica è diventata un’artista oggi apprezzatissima e riconosciuta a livello internazionale.
La sua è stata una vita faticosa, attraversata da periodi di grande difficoltà economica, e sebbene per quarant’anni abbia lavorato come bambinaia fra New York e Chicago, la sua vera vocazione è sempre stata la fotografia, compagna inseparabile delle passeggiate per la città. Con lei c’era sempre una macchina fotografica, prima una modesta Kodak Brownie, poi una Leica e una Rolleiflex, con cui scattava compulsivamente riuscendo ad accumulare una tale mole di rullini da non poterli svilupparli tutti.

Nelle sue camminate urbane Maier viene a contatto con quella umanità che vive ai margini del sogno americano, con le sue miserie, la precarietà e i lavori estenuanti. Le persone che incrocia hanno un vissuto che ben conosce, quello dei quartieri proletari, che diventano i protagonisti delle sue narrazioni, cogliendo quegli attimi di vita quotidiana casuali, ripetitivi e sospesi in uno sguardo o in un gesto. Il tessuto cittadino popolare spesso incontra e collide con i personaggi dell’alta borghesia, generando un contrasto che diventa la sua cifra stilistica, in un’esplorazione continua delle relazioni tra spazi urbani e persone.
La straordinarietà di ogni persona viene colta in un gesto ordinario: l’attesa per attraversare la strada, le mani che riavviano i capelli, il commento di una notizia sui giornali. O ancora i dettagli di un particolare del corpo. Gambe impazienti, mani che si cercano, corpi che si sfiorano.

Vivian Maier – Inedita. La mostra ai Musei Reali di Torino

Succedendo alla tappa parigina ospitata al Musée du Luxembourg, la mostra Vivian Maier. Inedita  approda alle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino. Anne Morin, curatrice della mostra, ha parlato in conferenza stampa di una esposizione “molto complessa e articolata, con un linguaggio strutturato”, sottolineando la capacità di Vivian Maier di avvertire “la presenza e la potenza, allettanti e formidabili, delle grandi forze che si agitano sotto la terra, in ambiti che sfuggono alla luce e all’ordine degli uomini”.
L’esposizione, visitabile fino al 26 giugno 2022, presenta oltre 250 immagini, molte delle quali inedite o rare, dieci filmati in formato Super 8, due audio con la voce dell’artista e vari oggetti che le sono appartenuti, come le macchine fotografiche Rolleiflex e Leica, e uno dei suoi cappelli, raccontando aspetti meno noti della vicenda umana e artistica di questa grande esponente della street photography. Una sezione è dedicata agli scatti, mai mostrati finora, realizzati durante il suo viaggio in Italia, in particolare a Torino e Genova.

Le dieci sezioni sono legate da un filo narrativo che accompagna i visitatori adulti e i bambini, con un percorso che intende rendere accessibili a tutti l’arte nelle sue varie rappresentazioni. Come afferma la direttrice dei Musei Reali, Enrica Pagella, “La mostra propone una parte dell’opera ancora sconosciuta di Vivian Maier, universalmente apprezzata dopo il ritrovamento dei suoi archivi nel 2007, e indaga le origini della sua poetica, legata soprattutto alla sua tipica e ormai iconica osservazione street, un tema chiave oggi frequentato e condiviso anche tramite i social media da fotografi di diversa cultura ed estrazione. La strada come attualità e contemporaneità, e, accanto, l’itinerario privato di una donna alla ricerca della sua identità”.

Gli autoritratti, i ritratti, le foto a colori e i filmati in Super8

Il percorso espositivo si apre con la serie degli autoritratti di Maier, in cui finalmente sembra voglia presentarsi al pubblico, fotografando la propria ombra, lo sguardo che si riflette negli specchi e nelle vetrine per poi concentrarsi sul racconto delle persone comuni, di cui coglie l’autenticità in un gesto, in uno sguardo, in una postura. Agli inizi degli anni ’60, il cinema incomincia a insinuarsi nel suo percorso artistico e inizia a giocare con il movimento, creando sequenze cinetiche con una cinepresa Super 8, ma sempre mantenendo quel gusto per l’autenticità scevro di artifici e montaggi sensazionalistici. Sebbene Vivian Maier sia conosciuta soprattutto per gli scatti in bianco e nero, una sezione importante della mostra torinese svela le sue fotografie a colori, che accendono gli spazi urbani e popolari frequentati dall’artista, sostituendosi al silenzio delle immagini monocromatiche.

Il ruolo dei bambini nella vita di Maier occupa la sezione dedicata all’infanzia, di cui la fotografa ha saputo cogliere la forte espressività negli sguardi intensi, nelle smorfie spontanee, nei giochi dei giovani protagonisti. Come spiega Anne Morin “l’infanzia come macchina per liberare il tempo, una cronosfera in cui si sfiorano un numero indefinito di temporalità variabili e instabili che rifiutano di irrigidirsi in un’unità e strapazzano il reale”. Costretta a cedere i negativi per problemi economici, parte del materiale di Vivian Maier viene acquistato nel 2007 da John Maloof, un agente immobiliare che realizza un archivio di oltre 120.000 negativi della misconosciuta artista. Con questa operazione il grande pubblico può finalmente scoprire la vita e le opere di Vivian Maier, che nella fotografia ricercava la sua libertà di essere umano e di donna.
La mostra è sostenuta da Women In Motion, un progetto ideato da Kering per valorizzare il talento delle donne in campo artistico e culturale.

Pubblicato su Handbook Costa Smeralda il 6/06/2022

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